lunedì 6 agosto 2012

La verità è che non ve ne frega un cazzo



Se c'è una cosa peggiore dell'essere parte di una generazione di cialtroni, e quella di essere rappresentati proprio dai più cialtroni di tutti. Ora, non so se voi nelle ultime settimane abbiate messo il naso fuori da quella cassapanca in arte povera all'interno della quale trascinate le vostre inutili esistenze, ma pare che l'attuale primo ministro abbia definito i trentenni italiani «una generazione perduta». Ecco, non si sa se l'abbia detto veramente o se glie l'abbiano solo attribuito, come ormai è prassi consolidata in Italia. Il fatto, però, è che ha maledettamente ragione. Anche se io, al posto di Mario Monti, più che di generazione perduta avrei parlato di generazione di cialtroni. Perché nel mio vocabolario i perduti sono quelli senza speranza, mentre i cialtroni sono quelli che di speranze ne hanno (magari pochissime, ok, ma ne hanno), il problema è che non frega loro un cazzo.

Già, miei piccoli amici trentenni o giù di lì: la verità è che tutto sommato non ve ne frega un beneamato cazzo. Né della laurea, né del lavoro, né di farvi una famiglia. Perché tanto c'è sempre una giustificazione a portata di mano che potrete sventolare davanti al vostro fallimento: la crisi, Berlusconi, Monti, Draghi, le banche, Berlusconi, il terzomondo, Cassano, Berlusconi, i rettiliani, Maria De Filippi, Berlusconi e anche un po' stocazzo. Prova ne sia che quelli che si laureano in tempo mentre contemporaneamente lavorano otto ore al giorno (perché non si iscrivono su Facebook a pagine di zecche frustrate in cerca di assistenzialismo da prima repubblica) si sposano a 26 anni con un lavoro di tutto rispetto e uno stipendio dignitosissimo con il quale potranno realizzare per loro e per i loro figli tutti i desideri che voi potrete solo scrivere sul diario di Poochie.

E poi arrivano quelli di "Generazione perduta". I movimentisti della domenica che si sbracciano per mendicare un briciolo di attenzione spolverando una retorica da Bar dello sport e dicendo che è arrivato il momento di dire basta. A cosa non si sa, l'importante è dire basta. Il presidente del consiglio dice che la loro è una generazione perduta e questi rispondono che non hanno perso, è solo che non hanno ancora cominciato a giocare. Ma Gesù santissimo: hai trentacinque anni, non hai più uno straccio di capello in testa, hai un lavoro di merda e persino l'esistenza dei lemming è più accattivante della tua, e mi vieni a dire che non hai ancora cominciato a giocare? Si può sapere, di grazia, che cosa accidenti aspetti? Che l'arbitro fischi il 90°? O che il presidente del consiglio di cui sopra faccia un favore al mondo, ma soprattutto a me, mandandoti in miniera a grattare il talco a mani nude?

Che poi uno ci prova anche ad essere accomodante con questa manica di imbecilli, e si va a leggere il manifesto. E poi scopre che non solo aveva ragione da vendere ad incazzarsi, ma avrebbe dovuto incazzarsi di più. È tutto un profluvio di "impegnamoci", "prendiamo in mano il nostro destino", "facciamo la nostra parte", "è il nostro momento", e così via. Scusate, anime sante, ma fino ad oggi dove accidenti siete stati? Avete dovuto aspettare le soglie dell'andropausa perché tra la segatura che riempie gli spazi vuoti della vostra scatola cranica si insinuasse il tarlo del dubbio che forse tutti quanti al mondo hanno uno scopo che va ben oltre l'happy hour del venerdì?

Ma andiamo avanti. Perché si parla di merito, meritocrazia e altre cose belle di quel tipo lì. Con una particolarità, però: nel senso che il "merito" così come lo intendono lorsignori è "quella cosa che fa sì che io lavori e abbia uno stipendio, e poi chissenefrega di cosa so fare o quanto sono capace". Eh già. E poi avete anche il coraggio di mettere al primo punto del manifesto che pretendete rispetto. Ma rispetto per che cosa? Perché riuscite a non scoppiarvi a ridere in faccia ogni volta che vi guardate riflessi dentro l'acqua del water?

La verità, signori miei, è che non ve ne è mai fregato un cazzo di nulla, ma vi vergognate come ladri ad ammetterlo. Quando il vostro mojito ha poco ghiaccio o troppa menta sapete farvi valere, ma quando si tratta di cose serie vi sentite in diritto di aspettare che siano gli altri a risolvere i problemi al posto vostro, mentre voi ostentate discese in campo fittizie che durano quanto un post su un blog. Avete più rispetto persino per i beagle di Green Hill che per le vostre battaglie. E tutto sommato non dovreste lamentarvi, visto che nonostante tutto la vostra sorte è immeritatamente migliore della loro.

Quello che mi fa incazzare non è tanto che non abbiate voglia di fare un cazzo e di conseguenza non sappiate fare un cazzo, ma il pensiero che fra dieci anni potrei anche dovervi pagare il Tavernello con i sussidi presi dalle mie tasse.

Ps: Caro lettore, se per caso ti senti offeso da questo post è solo un problema tuo. Quindi non mi scocciare con i tuoi commenti autocommiseranti per spiegarmi che se sei al 19° anno di Scienze della Metempsicosi Coatta è solo perché sei costretto a pagarti da solo gli studi con l'impiego da fermacarte umano nell'azienda di tuo zio.

4 commenti:

Federico Tomassetti ha detto...

Pienamente d'accordo!

Alessandro ha detto...

Gran bel pezzo, registra una verità che purtroppo è molto diffusa insieme alla scarsissima propensione al rischio tipica degli italiani e all'abuso delle lauree di stampo umanistico che non danno quasi o nessuno sbocco lavorativo, alcune delle quali sono lauree completamente inutili, ma sono facili e permettono di accedere ai concorsi pubblici per laureati, non importa con quale laurea, basta una a caso, riempiendo le amministrazioni di persone spesso incompetenti. Il clientelismo e la politica di utilizzare le assunzioni pubbliche come ammortizzatori sociali hanno viziato attraverso i genitori l'attuale generazione di trentenni, che non si ritrovano le opportunità dei loro genitori e non sanno adattarsi a quelle nuove e rischiare di loro...

Anonimo ha detto...

Non so. Sono d'accordo che sono tutti piglianculo viziati e ci vorrebbe una bella guerra, che almeno farebbe pulizia, ma al tempo stesso rientrando nella categoria "generazione perduta" me la prendo con secoli di storia che si sono accaniti su di me. Perché è vero che non me ne frega un cazzo, ma non è vero che non me ne sarebbe fregato, se al posto della bambagia ci fossero state scimitarre e spadoni a due mani. E' colpa del benessere, come sempre, e non c'è molto da recriminare, né pro, né contro.

CD ha detto...

non sono d'accordo col il tuo post, perche è un post presuntuoso, pretestuoso e arrogante.. non puoi racchiudere una intera generazione nello schema (a cui ti sei autoincluso evidentemente)
un pizzico di umiltà non guasterebbe, anche a te, c sono situazioni e situazioni.. che il problema sussista è certamente vero, che si applichi a tutti no