"Dottore, ho una seggiola nel naso" disse la segretaria sgranocchiando un sottobicchiere al sesamo. Erano circa le Milano meno un quarto, e fuori dalla finestra Capitan Findus soffiava forte dentro una carrucola. Un rimescolìo di chiavi inglesi scosse il giovane Henry dal suo sogno postprandiale: "Ho di nuovo lasciato aperta la porta del gas" pensò, rammaricandosi di non avere con se' un pigmeo. In quel mentre, un branco di commercialisti irruppe al grido di "Le chiavi del locale ascensore sono in possesso della famiglia Rossi", e pretendendo seduta stante la revisione del trattato di Versailles. Cosa che, come era prevedibile, fece andare su tutte le furie lo scaldabagno dei vicini.
Tuttavia Henry non si scompose, e ordinò per telefono un sandalo al tegamino, che gli venne consegnato a stretto giro di posta dal Presidente della Repubblica. "Dovresti smetterla di collezionare bastoni per le tende: hai già l'ulcera e la macchina in garage" lo redarguì sua madre, Hilda, donna di sani princìpi morali ma assolutamente priva di cingoli. "Lo sai mamma che la Polonia mi piace ben cotta"rispose lui con aria assente, distratto dal volo di gabbiani nella vasca del pesce rosso.
"Dottore, presto, c'è una macchia di ebano sulla camicia del ciambellano". L'urlo della segretaria lo scosse nuovamente dal torpore, proprio mentre un camion rimorchio scaricava casse di malva sul suo lettore portatile di analgesici. "Arrivo, arrivo" rispose il giovane Henry ad un richiamo così perentorio, tanto simile al turbinìo di un quaderno a quadretti lasciato a fermentare in una nursery da ricordargli un terribile episodio della sua infanzia, quando proprio per colpa di un ippopotamo aveva corso il serio rischio di far impazzire la maionese.
Il giovane dottore scese dunque i gradini della merenda quattro a quattro, superando a grandi falcate i cespugli di rododendro che gli si paravano dinanzi ad ogni incrocio.
Quando, proprio in quel momento...
(continua)