lunedì 26 novembre 2007

Uomini normali


Noi siamo gli uomini normali.
Noi ci svegliamo grattandoci le palle per essere sicuri che siano sempre al loro posto;

Noi abbiamo al massimo quattro paia di scarpe, tre se non facciamo sport, due se non siamo usi indossare abiti eleganti;

Noi diciamo sì per dire sì e no per dire no;

Per noi malva e pesca non sono colori, bensì un fiore e un frutto;

Noi la mattina indossiamo la prima maglietta che ci fa "ciao ciao" dal cassetto. E se la prima a salutarci è quella del pigiama, liquidiamo la faccenda con un'alzata di spalle;

Noi siamo poco propensi a curarci della nostra acconciatura perché sappiamo che prima o poi tutti quanti dovremo sfoggiare la chierica, con una sfumature piùo meno ampia a seconda del livello di culo di ciascuno;
Noi quando ci raduniamo in branco finiamo quasi sempre col cimentarci in gare di rutti che cementano unione e autostima;

Noi vi riteniamo sempre bellissime e desiderabili qualsiasi sia il vestito che indossate o la pettinatura che sfoggiate in quel momento, per il semplice fatto che il vestito è più bello quando lo togliete, e l'acconciatura che maggiormente ci attrae è quella con la riga in mezzo che si trova molto più a sud del capo;

Noi temiamo una cena di due ore con i vostri genitori molto più di otto mesi in un campo di prigionia nordcoreano;

Noi non cerchiamo la donna ideale ma una compagna in grado di capire che per sentirci felici abbiamo solo due necessità da soddisfare, ma grandi e imprescindibili: nutrirci e accoppiarci, e che quindi non faccia storie quando queste si presentano, anche contemporaneamente.

Ah, dimenticavo: noi possiamo fare la pipì in piedi, e siamo talmente periti in tale pratica da sentirci in dovere di autografare la neve ogni volta che troviamo una superficie adatta.

Sì, la nostra è una vita più facile. Perché è una vita da uomini normali

domenica 25 novembre 2007

Africa, dove sei?


Dal Continente Nero non mi si fila nessuno.
Lo dice Cluster Maps, che di queste cose se ne intende.
Il Resto del Pautasio, sin dalla sua nascita, risulta essere vittima innocente di una gravissima forma di immeritato razzismo di ritorno. E, interrogata in proposito, l'Africa ha fatto spallucce, che non è un bel modo di fare. Quindi ho deciso di passare all'azione, lanciando una controcampagna di sensibilizzazione contro i boicottaggi intercontinentali sui link e sui registri di visite.

Combatti anche tu questa assurda forma di discriminazione: connettiti al mio blog col wireless del portatile dalla cima del Kilimangiaro

domenica 18 novembre 2007

OMG

sabato 17 novembre 2007

Canzone di strada



Donne (con il Suv)

di A. Fornaciari, L. Pautasso, A. Fornaciari



Donne (con il Suv)
In centro son guai
Donne a un telefono che non spengono mai
Donne (con il Suv)
In mezzo alla via
Donne allo sbando sulla mezzeria

A scuola ci portano i figli
Sul sedile posteriore
Nel baule non bagagli
Ma carne, latte e le verdure
Le vedi parcheggiare insieme
Con la pioggia o con il sole
Stanno in doppia o tripla fila
Anche se il vigile non vuole

Donne (con il Suv)
La freccia giammai
Ed al semaforo si fanno l’hair style
Donne (con il Suv)
Son mine vaganti
E sulle strisce metton sotto i passanti

Negli occhi hanno occhiali scuri
Louis Vuitton, Dolce & Gabbana,
o cammini contro i muri
o per te suona la campana
Va’ a piedi solo se sei scaltro
se al volante una si siede:
per loro un posto vale l’altro
che sia la strada o il marciapiede

Donne (con il Suv)
Ti frenan davanti
E sul cruscotto tu ci lasci i tuoi denti
Donne (con il Suv)
"Ma guarda ‘ndo vai!"
Donne agli stop che non rispettano mai

Te le ritrovi a far la coda
In cento all’area di servizio
Perché quel mezzo beve broda
Più che Dublino a San Patrizio
Con venti euro spiegazzati
O con la carta carburante
Provan sempre a fare il pieno
Senza mettere il contante

Doooonneeeeee
(con il Suuuuuuv)

domenica 11 novembre 2007

Tv, sorrisi e cristoni


Perdindirindiofa, quanto odio le bestemmie!
Non sono un bigotto, eh, intendiamoci: mi drogo regolarmente, picchio i bambini per il semplice gusto di farlo, scippo le vecchie e metto su youtube i video di quando appicco il fuoco alle dita dei piedi del mio vicino di banco handicappato, come fanno tutti. Ah, dimenticavo di sottolineare che organizzo saltuariamente anche stupri di dodicenni nel doposcuola con tanto di riprese col videofonino, giusto per dare a Studio Aperto la possibilità di imbastire giorno dopo giorno un sano Tg verità.
Però non bestemmio.
Perché la bestemmia mi urta nell’animo. Credo non sia una roba da fighi, ma solo da scaricatori di porto. E nemmeno di quelli più beneducati. Perché sì, ok, smadonnare in sanscrito o in braille non sarà più un reato da qualche annetto a questa parte, ma di sicuro è indice di una non certo assidua frequentazione della sala tè della Oxford University. E tanto mi basta.
Ma la cosa che mi colpisce di più non è tanto la bestemmia in se’, quanto il diverso valore che essa assume agli occhi dell’opinione pubblica a seconda della divinità che ne viene fatta oggetto.
Mi spiego meglio.
Prendiamo una mamma di Gesù a caso, lo stesso caro J.C., oppure il suo babbo. No, non quello putativo, intendo quello più anziano con la barba, in tunica bianca, col triangolo in testa che sembra sempre abbia forato e invece è solo simbolo della sua tutt’unaggine, e che c’ha anche un curioso piccione sulla spalla tipo Long John Silver col pappagallo. Quello che mi fulminerà non appena avrà letto il post, insomma. Quel tipo alto, molto alto, anzi, Altissimo. Caspita però come siete duri di comprendonio, eh!
Dicevamo: se si augura ad uno o più di questi personaggi di andare a morire ammazzati tra atroci tormenti, oppure si anticipa o si pospone al loro nickname un qualche epiteto che sia sinonimo di suinità o facili costumi, nessuno si scandalizza più di tanto. Ok, non si viene invitati più al club del bridge, ed è una scocciatura per i pomeriggi piovosi in cui poi non si sa che cosa fare. Ma in fondo i ripieghi sono tanti, e non è un gran danno. Anzi, talvolta si riscuotono dall’uditorio risate così grasse che poi bisogna chiamare l’Herbalife. E queste scroscianti attestazioni di stima non pervengono solamente al bullo della terza media "Giosuè Pascoli" da parte dei cumpa di classe. Purtroppo.
Prendiamo invece Buddha. Qui, a meno che non si citi il di lui profetico membro, ormai talmente inflazionato che nemmeno il Cialis potrebbe più fare qualcosa, non si riscuote reazione alcuna. Zero. Niente di niente. Elettroencefalogramma piatto, tipo tronista o portatore sano di ascia bipenne.
Manitù non lo si chiama nemmeno più per la pioggia: per quello c’è già il colonnello Buttazzoni che in tivvù ci sforna le previsioni del tempo in tempo reale. Ovvero mette la mano fuori dalla finestra dello studio e dice cose del tipo: "Mano bagnata, quindi piove", "Mano calda, quindi sole", "Manu Chao, quindi Festivalbar".
Figuriamoci poi se si prende in mezzo Shiva, Visnù, Parvati o Ganesh. E qui, detto per inciso, siamo di fronte anche ad un esempio lampante di come sia difficilissimo confrontare le religioni politeiste a quelle monoteiste: Indù contro Uno non vale, si sa, ed è un tipo di confronto profondamente scorretto.
Ma non divaghiamo, e facciamo invece un esempio pratico di bestemmia in tal senso.

Bestemmiatore Iconoclasta Sperimentale: "@#*%§ SHIVA!"
Uditore Attonito e un Po’ Confuso: "Eh?".
BIS: "Shiva! Shi-va".
UAPC: "Ah, capito. Voi milanisti ce l’avete con lui solo perché vi ha piantato in asso, e ora che andate male in campionato vi farebbe comodo uno come lui".
BIS: "…" iniziando a scaccolarsi con indifferenza ostentata "Ehm, già".
UAPC: "Però è forte, cazzo. Dai, solo ai mondiali ha giocato un po’ così così"
BIS: "Sì, hai ragione. Ora però vado, ché se tardo per cena poi mamma mi sgrida".


E se invece si prova a mobilitare quelli della Mezzaluna? Oppercarità. Basta una vignetta che raffiguri non dico il Gran Capo in persona, ma anche solo il suo Portavoce (quello che se a Cortina non c’era più posto prenotava le vacanze ad Alassio) per provocare sanguinosissime sommosse in cui si bruciano vessilli statunitensi e fantocci di Ronald Mc Donald, organizzate in paesi mediorientali di cui si conosce a malapena l’esistenza (idem dicasi di conseguenza per l'ubicazione sul temperamatite fatto a forma di mappamondo che c'è sulla scrivania di vostra sorella), e a cui partecipano per lo più persone che difficilmente riuscirebbero a distinguere ad un primo colpo d’occhio la propria moglie da un attaccapanni, visto come le fanno vestire, e che però, chissà come mai, sono sempre informatissimi su quello che pubblicano giornaletti satirici di quarta categoria pubblicati in qualche paese che si affaccia sul Mare del Nord ed è famoso per il burro salato. Senza contare poi la tiritera di minacce di morte più o meno credibili, le guerre sante, i rischi di crociate all’incontrario, le scuse di ministri vari a braghe calate, e le sdegnose opinioni di Afef nel gustosissimo dopocena di "Porta a Porta".
Eh no. Non c’è proprio par condicio nel cristone.

C'è modo e modo per chiedere certe cose...

giovedì 1 novembre 2007

Wing, dalla Cina con orrore


Avete presente le canzoncine Cinesi da mal di pancia? Pensate che più in basso di così non si possa cadere, escludendo Gigi D'Alessio e Al Bano? E vi sbagliate. Perché una simpatica (come un carciofo nel deretano) signora di mezza età, originaria di Hong Kong ma emigrata in Nuova Zelanda (e quando la sentirete cinquettare capirete perché è emigrata...) ha pensato bene di stuprare alcuni dei massimi capolavori della canzone mondiale, da Elvis, agli Ac/Dc, passando nientepopodimenoche per i Beatles e i Queen, intonandoli come fossero le melodie cn cui abitualmente vi vengono servite le nuvole di drago in salsa di soia al ristorante cinese sotto casa.
Qui potete trovare una serie di tracce sufficientemente esaustive.
Un consiglio: ascoltatele tutte. Potrete dire di aver conosciuto davvero l'inferno, e non temerete più nulla.