sabato 30 giugno 2007

Freddure a casaccio per rinfrescare un'estate confusa

Villaggio di Gettysburg.
Unionisti e Confederati hanno già schierato le loro armate pronti a combattere quella che entrambi i contendenti sanno essere la battaglia che deciderà le sorti dell'intera guerra di secessione americana. Prima che scoppino le ostilità, il comandante supremo sudista, giunto al quartier generale con il suo stato maggiore, domanda all'ufficiale di picchetto di indicargli sulla mappa l'esatta posizione del nemico: "Capitano, dove si trovano gli yankee?". E' l'ufficiale, prontamente: "Lee signor generale, Lee"

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Il passato torna sempre a galla. Specie se preparato con tanto tanto aglio

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Sono un salutista. Ho detto "ciao" al fumo, "addio" all'alcool, "a mai più rivederci" al colesterolo e "bye bye" alla vita sedentaria

Moda & Modi

Valentino, il celebre disegnatore di moda italiano che in questi giorni festeggia 40 anni di successi sulle più prestigiose passerelle e nei più capienti armadi di tutto il mondo, ha annunciato di voler concludere la sua carriera arrampicandosi su una colonna altissima, estraniato dal mondo, per dedicarsi alla meditazione filosofica.
Alla giornalista di Vanity Fair che gli domandava il perchè di una tale scelta ha risposto: "Ho sempre sognato di fare lo stilita".

mercoledì 27 giugno 2007

Nessuno si cimenta più nel calcolare il nulla al quadrato. Ovvero: nessuno fa niente per niente

...
(beh, vi lascio il tempo per digerire la battuta di spirito. Fatto? Bene)



Veniamo al perchè di questo bizzarro titolo. Pochi giorni fa, leggendo tra i commenti comparsi in calce all'ultimo dei miei post, ho gongolato nel profondo. Mi ha scritto Rodrigo. E non quello col "don" davanti, che di solito si fa vivo soltanto per dissuadermi dal celebrare questo o quel matrimonio tra placidi contadinotti della piana lombarda. E hai voglia a fargli capire tutte le volte che lo riconosco anche se fa la voce ansimante, che ha di nuovo sbagliato numero, e che quello di casa Abbondio finisce per -35 e non per -32. "Fa' chiamare dal Griso, no? Porcozzìo! Almeno lui non fa casino con la tastiera del cellulare"...
Ad ogni modo, si tratta questa volta di un altro Rodrigo, a me sconosciuto, che prendeva contatto con la mia persona per farmi sapere che apprezzava molto il mio blog e tutte le fesserie che con gran maestria sono riuscito a farci stare dentro dalla sua apertura fino ad oggi. Perchè mai ho dunque gongolato, direte voi, se questo Rodrigo non lo conosco nemmeno? Perchè Rodrigo è brasiliano. O portoghese, non so. Insomma, proviene da una delle due nazioni al mondo dove si parla la stessa lingua delle ballerine scosciate del "Cacao Meravigliao". E a questo proposito devo dire per onor di verità che sono riuscito ad interpretare solo "a spanne" il suo messaggio, non conoscendo una parola di portoghese. In effetti, avrebbe potuto anche scrivere che sono un inguaribile pirla affetto da gravi disfunzioni dell'apparato urinario, e probabilmente l'ha anche fatto, senza che io possa mai rendermene conto. Però, se vale la regola secondo la quale il portoghese è come l'italiano con l'unica differenza delle parfole finiscono in "-ao", così come del resto, e lo sanno anche gli infanti, il rumeno differisce dal nostro italico idioma soltanto per le desinenze in "-ascu", "-oscu" ed "-escu", sono un gran figo che conosce le lingue.
Comunque, morale della favola: "Caspita - mi ero detto - c'è qualcuno che mi legge fin da laggiù, e perde anche del tempo per farmelo sapere e complimentarsi". Ovunque poi fosse effettivamente quel "laggiù" di cui poco sopra, se in Brazil oppure in Portugal, poco importava: mi sentivo comunque soddisfatto. Tantoché avevo addirittura concluso la mia riflessione così come era solito fare anche Oscar Wilde nei salotti della Londra-bene del XIX secolo, poco dopo l'ora del tè, apprezzando i salatini al cetriolo: "'Staminchia, questa sì che è una figata!".
Poi però sono andato fino in fondo al messaggio, e ho scoperto mio malgrado l'amara verità. E cioè che tutta la manfrina densa di sperticate lodi e mai domi apprezzamenti nei miei confronti era in realtà un subdolo preambolo (subdolo e preambolo non sono l'ottavo e il nono nano, bensì un aggettivo e un sostantivo alquanto forbiti. Lo dico a beneficio dei più confusi) di un messaggio scritto solamente per invitarmi a visitare il suo blog. E fin qui niente di strano. Semplice quanto doveroso scambio di cortesia e convenevoli internettiani. Si dà il caso, però, che il siffatto blog altro non sia che una bancarella virtuale per poter proporre e vendere a destra e a manina le magliette personalizzate che Rodrigo prepara su ordinazione. Cioè, mettiamo ad esempio che vogliate avere sette magliette, da indossare una per ogni giorno della settimana, che riportino ad imperitura memoria dei posteri, ma soprattutto della vostra tintoria di fiducia, il progressivo precipitare delle tette di vostra moglie, o l'inevitabile quanto scocciante decomporsi del cadavere della mamma che tenete sotto chiave in soffitta, cosicchè la domenica il vostro abbigliamento tocchi il fondo dello squallore ma il lunedì ritorni bello pimpante come prima, e così via, settimana dopo settimana. No problem. Scattate sette foto in sequenza temporale e mandategliele. Magari con una frase ad effetto da stampigliare sopra, a mo' di slogan pubblicitario, per attirare, quando passeggerete tronfi e impettiti con la vostra nuova maglietta in strada, l'attenzione della gente. E anche quella dei carabinieri, nel caso scegliate l'opzione "mammamorta". Rodrigo poi ve le stampa su cotone e vi spedisce a casa l'originalissimo indumento "pret-a-porter".
Cioè, avete presente la delusione? Sono stato "usato" per fare pubblicità a delle t-shirt personalizzate su ordinazione. Ora aspetto che da un giorno all'altro qualcuno faccia lo stesso con le pomate allungabigolo e quelle Zigulì dalle forme curiose che vengono comunemente spacciate su Internet come valida alternativa al Viagra. Almeno, in questo caso, saprei che farmene.
Ma del resto così è la vita, e non c'è niente da fare. Così se per caso avete davvero una mamma "out of order" che fermenta in soffitta e volete una maglietta come quella dell'esempio, vi ho facilitato il lavoro facendovi trovare il link di Rodrigo tra i "consigli per i click". Fate pure con comodo. Io, intanto, faccio un trillo alla Benemerita.

mercoledì 20 giugno 2007

I Fantastici 4 e Silver Surfer

Dunque, ci sono quattro tizi che c'hanno un fracco di poteri e soprattutto sono molto famosi grazie a delle cose fighissime che hanno fatto nel primo film, che però io non ho visto e quindi non sono in grado di valutare in una corretta scala di figosità, come si converrebbe invece a chi stila una recensione. Ma questo è sempre e comunque il MIO blog e faccio un po' come caspita mi pare.
Dicevamo: due di loro tentano ripetutamente di sposarsi, ma sul più bello c'è sempre qualcuno che guasta la festa. Niente di che: per lo più si tratta di Testimoni di Geova che suonano il citofono.
Uno (uno dei Fantastici, intendo, non uno dei Testimoni) è l'uomo di gomma, che si allunga e si schiaccia tipo il pongo, e di faccia somiglia anche un po' a Rocco. Ecco perchè poi si allunga così tanto. E' iscritto alla facoltà di Ingegneria dell'Autoveicolo del Politecnico di Torino (questo il film non lo dice, però lo si desume dal taglio di capelli agghiacciante e dalla capacità pressochè nulla del soggetto di intrattenere relazioni sociali). Ciononostante sta assieme ad una sventola paurosa, anzi la sta addirittura per impalmare, una che di lui apprezza il carattere mite e sincero, l'onestà, ma soprattutto la capacità di allungarsi ben bene dove e quando serve. Un consiglio: spegni 'sto cacchio di cotoletta che c'hai per telefonino, di tanto in tanto...
La seconda è proprio lei, la topazza stratosferica, detta anche la donna invisibile perchè, come ogni donna, dove mette le mani lei non si trova mai niente: oltre a scomparire, e a indossare scena dopo scena abiti che la fanno somigliare alle battone più economiche di corso Massimo D'Azeglio (travoni compresi), è in grado anche di generare campi di forza e di trasformare le sue labbra in un canotto. Ah, no, scusate, quello è il botulino. Non a caso ad interpretarla è Jessica Alba (Parietti). Un consiglio: chiamami...
Ah, quasi dimenticavo di dire che è anche molto bionda e ha un bel paio di zinne, e questo è un elemento essenziale per il film: infatti convince la gente a comprare il biglietto anche se la pellicola non ha affatto una trama.
Degli altri due della combriccola (perchè non dimentichiamoci che sono in 4 ad essere fantastici), l'uno è el hombre de fuego, fratello della sbergnoccola, che brucia e va velocissimo (lui brucia, LUI. Non la sbergnoccola. Ma cazzo, vi devo proprio spiegare tutto). Sfido, comunque, che 'sto tizio vada velocissimo: vorrei vedere voi col culo perennemente in fiamme. Un consiglio: smettila di mangiare indiano e fatti un'insalata.
L'altro, il quarto ed ultimo, è l'armadio pelato e cazzuto di The Shield, quello che somiglia a Zingaretti ma è molto meno Montalbano di lui, trasformato per l'occasione in un omone che più che roccioso pare affetto da terribili patologie dermatologiche degenerative. Un consiglio: cambia sapone.
Poi c'è la guest star, uno che prima è cattivo (ma non per colpa sua, solo perchè non ha scelta. Poi arriva Jessica Alba (Parietti) in versione Mike Bongiorno che gli dice con occhioni languidi che tutti noi nella vita abbiamo una scelta, e che pertanto anche lui può sempre fare affidamento sulla busta numero 2 e sulla busta numero 3). Egli è Silver Surfer, una sorta di beach boy tutto cromato, (o un Ken di Barbie dopo una terribile seduta di chemio) che uno si aspetterebbe di vedere avvitato sul cofano di una Mustang del '75 e invece se ne va in giro per l'Universo a distruggere mondi dopo mondi per sfamare il suo cattivissimo padrone, un tal Galactus. Costui è una sorta di oloturia nebulosa con gravi disfunzioni a livello nutrizionale che, al posto di prendere appuntamento da un dietologo di quelli bravi, decide di comparire nel film, ma solo verso la fine, giusto quando viene il tempo per lei di essere uccisa (ops, vi ho raccontato il finale...merda, scusate).
Qua e là compaiono anche altri personaggi del tutto marginali ma comunque degni di nota come:
-il vero cattivo di turno, che presumo sia stato ripescato dal primo film (ve l'ho detto, non l'ho visto): uno che scappa da un lebbrosario a Praga, guarisce grazie ai bagni termali del Polo, e poi va a rompere le balle ai Fantastici 4 cercando nel frattempo di ciulare la tavola a Silver Surfer. Ma compratene una tua, cazzo!
-un generale nero che serve al regista per levarsi gli scrupoli di coscienza sulla parità dei diritti e sul tema del politically correct. Ma che poi, essendo nero, muore. Riflessione mia personale: ma per vedere un nero che non muoia in un film bisogna per forza ripiegare su Willy il Principe di Bel Air?
- un capitano dell'aviazione molto figa, ma anche molto figa di legno.
- la conduttrice americana di Verissimo, che ovviamente è molto più gnocca di quella italiana.
- mio cugino Armando che ha fatto la comparsa. Ma in un altro film.

Insomma, bellammerda. Ma l'alternativa erano i Robinson, e non quelli di Bill Cosby, quindi devo solo reputarmi fortunato...

martedì 12 giugno 2007

Sic mea vita fugit


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Da grande voglio essere così. Parte II: Chinaski

Come per il post precedente. Nemmeno questo è mio. Stavolta è di un certo Chinaski. Anche per lui valgono le stesse considerazioni fatte in precedenza per Arkangel. Respect! (Non temete: troverete anche lui nell'elenco dei link...)




Visto che tra poco devo andare a cena e mi rimangono dieci minuti liberi, e visto che non mi piace sciupare il tempo, ho pensato che sarebbe stato gentile da parte mia usarli per dimostrare l’esistenza di Dio. Se dieci minuti vi sembrano pochi per un simile compito, vi basti leggere le cinque vie di San Tommaso d’Aquino, che confuterò di sfuggita, rimandando così la dimostrazione dell’esistenza di Dio alla prossima volta.




1. ex motu

"Tutto ciò che si muove è mosso da un altro. Non si può procedere all’infinito e dunque bisogna arrivare a un primo motore che chiamiamo Dio." Ma avremmo potuto chiamarlo Alberto. I dubbi sul perché non si possa procedere all’infinito, poi, vengono dissipati dal seguente esempio:




Tommaso: tu sei un uomo buono, Guglielmo. Dico bene?
Guglielmo: ti ringrazio.
Tommaso: ma tuo cugino Abelardo lo è più di te, giusto?
Guglielmo: sì, è vero.
Tommaso: e qualcun altro lo sarà più di lui.
Guglielmo: è probabile.
Tommaso: ma non possiamo procedere all’infinito.
Guglielmo: ah, no?
Tommaso: no, guarda, devo andare a prendere la bambina a scuola, tra poco.
Gugliemo: ah, scusa. Allora non possiamo.
Tommaso: magari la prossima volta.
Gugliemo: ma sì.
Tommaso: allora questo lo chiamiamo Dio.
Guglielmo: magistrale.




2. ex causa
"Ogni effetto ha bisogno di una causa. Ma procedere all’infinito equivale ad eliminare la prima causa efficiente. Dunque bisogna ammettere una prima causa efficiente, che tutti chiamano Dio". Cioè: è uguale. Ha sostituito alla parola motore la parola causa e poi basta. Ma questo è quello che succede quando cerchi di applicare un metodo scientifico a una questione metafisica, che è come chiudere in un cassetto un coltello e una melanzana e aspettare che questa si sbucci da sola. Ripeto anch’io, quindi, la medesima confutazione, sostituendo alla parola motore la parola causa e alla parola Dio la parola – uhm - carrucola.




3. ex contingentia
"Alcune cose nascono e finiscono, il che vuol dire che possono essere o non essere. Ora è impossibile che cose di tal natura siano sempre state… [eccetera. E, indovina un po’?] non si può procedere all’infinito [voilà]. Dunque, bisogna concludere all'esistenza di un essere che sia di per sé necessario e questo tutti dicono Dio". Ormai il metodo è chiaro e, pensandoci, non è affatto difficile dimostrare l’esistenza di Dio (potete provare anche a casa. Basta una penna, un foglio, un po’ di colla e un totale disprezzo per la logica), è sufficiente seguire lo schema tommasiano ovvietà + non si può procedere all’infinito + tutti lo chiamano Dio. Esempio: prima del martedì c’è il lunedì e prima del lunedì c’è la domenica e prima della domenica il sabato, ma visto che non si può procedere all’infinito, Dio. È facile.




4. ex gradu
"Ciò che è massimo in un dato genere è causa di tutti gli appartenenti a quel genere, come il fuoco, caldo al massimo, è cagione di ogni calore. Dunque vi è qualche cosa che per tutti gli enti è causa dell'essere, della bontà e di qualsiasi perfezione. E questo chiamiamo [Aristotele? Vercingetorige? Banana? Macché] Dio". La quarta via fa tenerezza, quindi soprassiedo. Il lettore noterà la sparizione del ‘non si può procedere all’infinito’. Sembra che questo sia dipeso da un diverbio avuto con l’amico Guglielmo.




Tommaso: dopo il 2 c’è il 3 e dopo il 3 c’è il 4.
Guglielmo: sì.
Tommaso: e dopo il 4 c’è il 5. Ma non si può procedere all’infinito, quindi…
Gugliemo: veramente sì.
Tommaso: come dici?
Gugliemo: veramente sì può procedere all’infinito.
Tommaso: non era previsto che avessi opinioni.
Guglielmo: beh. Comunque si può.
Tommaso: ma poi tu muori, giusto?
Guglielmo: ehm, sì.
Tommaso: ecco. E questo lo chiamiamo Dio.




5. ex fine (speriamo)
"Alcune cose, le quali sono prive di conoscenza, cioè i corpi fisici, operano per un fine. Ora, ciò che è privo d'intelligenza non tende al fine se non perché è diretto da un essere conoscitivo ed intelligente, come la freccia dell'arciere. Vi è dunque un qualche essere intelligente [prima o poi], dal quale tutte le cose naturali sono ordinate a un fine: e quest'essere chiamiamo Dio". È facile dire che i corpi fisici operano per un fine, visto che i corpi fisici non ti possono rispondere. Tommaso applica quindi il principio del silenzio assenso agli oggetti inanimati, che è un po’ come se fosse andato da un sasso e gli avesse detto:



Tommaso: senti, sasso: operi per un fine?
Sasso:
Tommaso: posso arguire da questo tuo silenzio che operi per un fine?
Sasso:
Tommaso: lo prendo per un sì.
Sasso:
Tommaso: Bene. Faccio ancora una prova con quell’albero e poi basta.




Tommaso, inoltre, fa l’esempio della freccia, confondendo il fine con la direzione. Io potrei prendere un arco e una freccia e tirarla a casaccio, no? Sarei causa del movimento della freccia, è vero, ma questo non direbbe nulla sulla mia natura (se non che ho un sacco di tempo libero). Io stesso, poi, sarei freccia scoccata, e così - potendo procedere all’infinito - all’infinito. Non è che quando sono stanco mi fermo e la prima cosa che vedo la chiamo Dio:




Tommaso: capisci che non si può procedere nelle cause all’infinito, no?
Guglielmo: già.
Tommaso: per cui deve esserci un primo motore.
Guglielmo: mi pare proprio di sì, Tommaso.
(entra un cane)
Tommaso: e questo lo chiamiamo Dio.
Guglielmo: ah, ma che bello. Che razza è?
Tommaso: è un bassotto.
Dio: Uof!
Guglielmo: proprio bello. Beh, dicevi? Il primo motore…
Tommaso: niente, avevo finito.



chinaski77 alle 13:17

martedì, 27 febbraio 2007

Da grande voglio essere così. Parte I: Arkangel

Questo post non è frutto della mia mente malata. Bensì di quella ancor più malata di Arkangel, un'internauta che, come asserisce giustamente anche Don, dal cui sito ho allegramente pescato il testo che state per leggere, è molto più bruciata di me e di lui messi insieme ed elevati alla potenza di x. Per questo merita il massimo rispetto, e le sue idee meritano la massima diffusione. Spero non si adiri, quindi, se riporto una delle sue migliori fatiche qui sotto. Lo faccio come segno di omaggio e profonda gratitudine. Arkangel, sei come la Panda. Se non ci fossi bisognerebbe inventarti. (Troverete il link al suo sito riportato nell'elenco dei "Consigli per i click". Non esitate).


18.10.06
E fu sera e fu mattina e Dio disse: odio quando le sigarette mi cadono di sotto.Al quinto giorno Dio creò la razza umana. Creò gesù 1.0, un essere a sua immagine e somiglianza ma un filo più brutto. Gesù l’androgino vagò per i campi da golf del paradiso terrestre per 33 anni, scrisse 23 libri di biologia, il dos, un ricettario “impara a cucinare le verdure con gesù”, fece ventisette miracoli tra cui trasformare l’acqua in pretzel, in caffè, in sigari cohiba, ma non ebbe figli.A questo punto Dio disse: probabilmente gli uomini non sentono l’esigenza di procreare se non accidentalmente o fortemente stimolati.La stessa notte Dio lasciò che gesù si addormentasse, gli prese una costola e ci fece Adamo.Poi prese tutto il resto che rimaneva e ci fece Eva.L’obiettivo era: dividiamo gli organi genitali e facciamoli incontrare accidentalmente.Il processo di elaborazione di Eva fu estremamente complesso. I problemi base furono: 1. produrre un essere che sappia procreare quasi del tutto da solo ma non del tutto, e 2. produrre un cervello capace di dimenticare i dolori del parto. Tecnicamente, i dolori del parto si collocano in 20 neuroni chiamati i neuroni del parto, che, nel giro di due mesi dalla gravidanza, deflagrano nella testa della donna. In quel preciso momento, la donna in questione incrocia gli occhi, poi si ferma con espressione bovina perché si è dimenticata perché stava andando in salotto. Spesso qualche neurone attiguo si sciupa; come conseguenza, dopo la prima gravidanza alcune donne diventano miopi, si riempiono di vene varicose, si dimenticano perché hanno sposato un ominide peloso, si dimenticano di avere sposato un ominide peloso.Alla domanda: è stato doloroso il parto? Una donna risponderà, con un margine di errore del 10%: “Si. Ma mi ricordo solo la gioia alla fine.Non mi ricordo se la cosa vicino a me durante il parto era mio marito o un ficus beniaminus. No, forse era lui perché ad un certo punto ha vomitato nella cassettina del bisturi.”Ricordiamo, già che ci siamo, le frasi più significative raccolte durante il pre-parto, proferite da donne con la penultima doglia in essere.“vaffanculo a te e a tua madre”“ la prossima volta lo fai tu, maledetto ominide peloso”“gli altri figli li adottiamo, anzi no, li noleggiamo”“io lo faccio e poi ti ammazzo”Ricordiamo anche le frasi più becere del marito.“ah, è una femmina? Peccato.”“adesso è tutto finito cara” (sto cazzo)“è finita la batteria della telecamera”“esco un attimo a fumare una paglia”L’ominide peloso dicevamo, errabondava nel paradiso terrestre da solo.Ad un certo punto, al limite dell’esasperazione, notando che anche i fenicotteri avevano uno straccio di partner sessuale, salì sull’albero della conoscenza del bene e del male e gridò (riassumendo bene un tot di caratteristiche maschili): c’è figa?E dio disse: si. Qui ce n'è a pacchi.Quindi eva comparse dopo anni e anni di lavoro. Dio voleva riprendere in mano anche Adamo quando vide meglio la prostata, ma poi lasciò perdere dicendo: E’ già buono che non vi faccio crepare dopo il coito, ma dovete aiutare Eva a cacciare i mammuth.Dio amava eva, che aveva un coefficiente maggiore di sue caratteristiche. Un po’ più beta adamo, un cromosoma Y fatto male che scorrazzava con il suo sopracciglio unito.Poi ebbero dei figli. Adamo pensò che eva fosse miracolosa e divina. Si inventò il culto della donna, della Dea dispensatrice di vita. Dio doveva essere una femmina, l’estensione macrocosmica del corpo femminile. Disegnò vagine dappertutto, raccolse conchiglie a forma di vagina e le usò come simboli del divino per adornare il tempio della dea.Poi, molto dopo il neolitico, mentre stava scolpendo una vagina di 60 metri, un serpente gli disse: guarda che mica ha fatto tutto da sola, la tua donna. Ricordi quello che avete fatto ieri dietro l’albero dei pretzel? Si, certo che vi ho visti, qui non c’è un cazzo da fare. Quella roba bianca che ti esce è il bambino in miniatura. Disse il serpente, che era alto uno e ottanta e camminava su 18 gambe bellissime e coltivava marijuana. (prima che dio dicesse: tu serpente, striscerai e comparirai in tutti i sogni come un simbolo fallico.)Adamo: ah, non ho capito niente ma hai ragione.Adamo, dopo 400 anni di riflessioni, capì il processo biologico della riproduzione.A questo punto Adamo, per ridare dignità al suo sopracciglio unito si convinse che eva era solo una macchina scaldauova, e decise che in quanto scaldauova la donna dovesse stare a casa, completare al massimo la terza elementare per saper scrivere una lista della spesa e fare più figli maschi possibile per tramandare il suo cromosoma Y. Che dovesse essere casta e coprirsi ogni centimetro di pelle, non guardare mai gli altri uomini in faccia se ce ne fossero mai stati, e che invece gli uomini potessero scoparsi tutte le donne, domestiche comprese, le pecore e gli altri uomini in caso di necessità sessuale.Dio, immaginando il ‘68, decise di affrettare in tempi e li buttò fuori dal paradiso terrestre.Caino e Abele, i nickname di Cane e Agnello, diventarono grandi. A pagina 89 della bibbia stanno arando i campi e pascolando greggi, soli al mondo.A pagina 90 trovano un hotspot wireless. Girato l’angolo, un macdonald’s con 40 bmw in fila.La Bibbia è molto chiara su questo: Caino ammazza Abele per noia, poi gira l’angolo e trova il paese di Nod, diecimila abitanti minimo.Eva, incazzata come una bestia per il pre-mestruo, salì sul tetto durante una notte insonne e disse a Dio: ma cazzo. Mi hai fatto parlare 600 anni con un deficiente e mò scopro, quando ho le tette mosce, che c’è il Palatrussardi a 100 metri dalla mia capanna?E dio, che al momento era al concerto dei Depeche Mode, disse: Scusami. Ma il grande fratello danese cominciava ad essere noioso, ne volevo uno tutto mio nel mio granaio.

posted by arkangel 7:35:00 AM :

E ora, un po' di pinotismo... che a sua volta libbera la mentre dallo spirite malvaggi















E' il ballo dell'estate. Anzi no, del secolo. E' partito dal Giappone. Il mondo ne è già stato contagiato. E nessuno lo può fermare







martedì 5 giugno 2007

Per chi si è perso il mio intervento del 21-11 al convegno per il 40° anniversario del Centro Pannunzio

Autorità, cari amici ,

quando mi è stato chiesto di preparare un breve intervento in occasione delle celebrazioni per il 40° anniversario del Centro Pannunzio, in qualità di giovane socio, due sono stati i sentimenti che subito mi hanno investito nel profondo. Il primo, un senso d’orgoglio. L’orgoglio di poter raccontare attraverso queste mie parole l’esperienza dei giovani del Centro, le loro aspirazioni e i loro progetti per i tempi che verranno. Il secondo, lo confesso, è stato il timore. Il timore di non riuscire ad esprimere con le giuste frasi ciò che per me, e per chi come me sta compiendo il medesimo percorso, rappresenta ed ha rappresentato l'essere parte integrante di una realtà culturale e morale così straordinaria qual è quella del Centro Pannunzio.
Poco alla volta ho compreso però che non sarebbe stata necessario nulla di particolare per esprimere i sentimenti dei giovani del Centro Pannunzio perché i nostri sentimenti sono sinceri e profondi . Parlo di dell’amore incondizionato per la Libertà e il Sapere che lega tutti i pannunziani, di ieri e di oggi, e che stringe come un filo rosso, sottile ma tenace, tutte le attività, tutte le iniziative, tutte le proposte che al Centro nascono e dal Centro prendono vita.
Queste devono essere le basi del nostro cammino futuro. Su questi princìpi e su questi ideali che ci hanno guidato fino ad oggi, deve continuare a fondarsi il nostro domani. Barbara Spinelli ha parlato in passato , riferendosi al Centro Pannunzio, di un ragionare solitario.Debbo smentirla perché il modo di ragionare degli amici del centro non è affatto solitario non fosse altro perché i miti del ’68 sono finiti per sempre. La lezione francese è solo l’inzio della fine di una società in cui i diritti non comportano doveri.
Coloro i quali sono chiamati ad essere protagonisti e artefici del nostro domani siamo noi giovani. E’ un compito quanto mai arduo e complicato, e dall’esito solo apparentemente incerto . Incerto perché il mondo che ci circonda ci sta privando a poco a poco di tutti quei modelli, di tutti quei valori e quei princìpi che per chi ci ha preceduto sono sempre stati esempi di vita da seguire e maestri in grado di indicare la strada da percorrere. Ma ci sono segni evidenti di cambiamento e i quarant’anni di impegno intellettuale del Centro Pannunzio hanno indicato una strada da seguire. Viviamo in un’epoca che sembra prediligere la mediocrità e il grigiore, ed incoraggia le nuove generazioni a crogiolarsi in questo immenso e sconfinato nulla. Viviamo in un mondo che premia l’accidia della mente e tarpa , con ogni arma, anche la più subdola, l’intraprendenza intellettuale. Viviamo in un mondo che esorta all’appiattimento morale e culturale, e troppo spesso propone come modelli da seguire coloro i quali mostrano di saper primeggiare in questo vuoto grigiore. Viviamo in un mondo che, come unica alternativa a questo grigiore che tanto aborriamo e temiamo, suggerisce i modelli desueti di ideologie tiranne e oppressive, già sconfitte dalla Storia eppure ancora ostinatamente presenti, talmente muffite da odorare di marcio, che pur tuttavia continuano ad imporre una via sbagliata da seguire. La linea tracciata dal Centro Pannunzio ci dà forza e conforto .La cultura a cui ci riferiamo,non ha scheletri nell’armadio e il Centro Pannunzio in quarant’anni non ha dovuto cambiare ragione sociale ed è rimasto sé stesso .Questo è un motivo di orgoglio e di speranza.
In una celeberrima pellicola moderna, il personaggio principale si attarda nel fare questa riflessione: "Siamo i figli di mezzo della Storia - dice questi - senza posto ne scopo, non abbiamo ne la grande guerra ne la grande depressione. La nostra grande guerra è spirituale, la nostra grande depressione è la nostra vita". Parole raggelanti, ma drammaticamente vere. Abbiamo perso molti grandi maestri, e non siamo stati capaci di trovarne di nuovi.
Perché non abbiamo voluto, o perché semplicemente la Storia è stata troppo avara nel darcene altri.
Ma va detto che ci sono stati anche i cattivi maestri che hanno armato la mano di chi dal 68 ha fatto nascere il terrorismo che trent’anni anni fa ammazzava Carlo Casalegno e tanti altri. E va anche detto che una figura come Oriana Fallaci è stata zittita e perseguitata anche in occasione della Fiera del libro nel corso della quale il solo centro Pannunzio l’ha ricordata di fronte ad una folla incredibile di persone,malgrado il silenzio agghiacciante dei giornali.
Il nostro unico appiglio, l’ultima ancora di salvezza che possa arrestare il lento ma altrimenti inarrestabile scivolamento verso il nulla, deve essere proprio l’amore che noi nutriamo per il sapere e la libertà. Libertà di pensare e di agire, libertà di vedere e valutare il mondo senza le lenti azzurre di un ingannevole ingiustificato ottimismo troppo lontano dalla realtà, senza gli spessi paraocchi imposti da questa o quella ideologia dominante, e senza i fardelli di un altrettanto ingiustificato disfattismo. Il senso di questo nostro incontro è scandito dall’Inno di Mameli che abbiamo cantato all’inizio di questa manifestazione. E’ L’inno che ci fa sentire l’orgoglio di essere italiani,di sentire il Risorgimento ,tanto amato da Pannunzio,come motivo ispiratore per l’oggi e il domani.
Dobbiamo continuare ad essere alfieri di questi ideali. Dobbiamo continuare a preservarli dall’oblio e farli nostri, per potere un giorno trasmetterli intatti e rafforzati a chi verrà dopo di noi. Dobbiamo continuare a sentirci pannunziani.Come e più fecero quarant’anni fa quei giovani che seguirono Arrigo Olivetti nel nome di Pannunzio.
Come amava dire Mario Soldati, Sempre in alto il Pannunzio!




audio:
http://www.radioradicale.it/scheda/226185/da-pannunzio-al-centro-pannunzio-una-rilfessione-sul-passato-un-progetto-per-il-futuro

Rapput

E quella volta, una domenica di ottobre, già l’autunno ci moriva addosso e io fumavo sigarette amare, e tu come uno specchio rotto riflettevi quell’immagine sbiadita del ricordo del frammento del brandello del profumo di quell’angolo d’estate e mi dicesti: “Voglio vivere la vita come un alito di vento che, inseguito dall’aurora, già racchiude le speranze di un domani tutto mio che mi appartenga, e come donna accarezzare nuovi scampoli d’assenza”, io dicevo “Sì capisco, vuoi gli scampoli d’assenza” ma pensavo: “Puttana”.
Così pensasti, decidesti e mi annunciasti: “Quest’estate vado in Grecia con Giovanna, mi preparo a accarezzare nuovi scampoli d’assenza”, io ti dissi: “Scusa cara, cosa cazzo ti prepari per l’estate, siamo a ottobre, è quanto meno prematuro”; tu piangesti tutta notte e al mattino ti svegliasti, gli occhi pesti, ripiangesti e mi dicesti: “Siamo onesti, vuoi che resti per tarpare le mie ali ed impedirmi di volare, e come donna accarezzare nuovi scampoli di assenza”, io ti dissi: “No, prudenza, non potrei vederti senza quei tuoi scampoli di assenza”, questo dissi ma pensavo dentro me che tu e Giovanna in Grecia ci andavate solo per sentirvi… puttana.
Poi sei tornata dalla Grecia io fingevo che non mi importava niente, ti chiedevo le notizie più banali, tipo: “Chissà quanta gente avrai incontrato, che bordello di turisti”, tu negavi ed affermavi: “No no no no no no no no no no no no no no no no no no no, eravamo solamente io e Giovanna sopra un’isola deserta tipo c’hai presente due chilometri di spiaggia vuota, dormivamo in un capanno in riva al mare e alla sera i pescatori ci portavano del pesce, facevamo le grigliate sulla spiaggia e cantavamo a squarciagola le canzoni di Battisti fino all’alba, tanto l’isola è deserta”, tu dicevi e io pensavo: “Ma che cazzo, tutti quelli che ritornan dalla Grecia sono stati sopra un’isola deserta tipo c’hai presente due chilometri di spiaggia vuota, ma contando tutti quelli che mi dicono ‘sta cosa io mi chiedo quante cazzo di isolacce deve averci questa merda di una Grecia, poi ‘sti pescatori greci non potrebbero pescare in altomare e impiccarsi con le reti senza andare a importunare le ragazze come te che normalmente sono brave ma travolte dagli eventi non disdegnano di fare la puttana?”.
E adesso tu mi chiedi come mai son così pallido e patito mentre tu sei tanto sana. La risposta è tra le righe di quest’aria che ti canto, che nel mentre che tu stavi sopra l’isola deserta strafogandoti di cozze con Giovanna e i pescatori, io da solo chiuso in casa non potevo fare a meno di pensare a te lontana già da qualche settimana e comporti una canzana praticando una gimkana che mi ha fatto alfin capire che tu sei, saresti stata, eri, fosti, sarai sempre e dillo pure anche a Giovanna… il mio amore, sì il mio amore, nonostante qualche dissapore. Come una libellula selvaggia io sorvolerei, però dimmi cosa hai fatto con il greco sulla spiaggia. Senza fiato, senza bronco, tu sei ritornata ma ti stronco; se ti lascio in faccia i segni del saldatore so che capirai: io non ti porterò rancore.

Claudio Bisio

domenica 3 giugno 2007

Come preparare una bomba in tre semplicissimi passaggi

Siete un fondamentalista frustrato perchè dopo aver gridato "Allah-u-akbar" vi manca la materia prima per il gran finale?
Siete un brigatista rosso che dal '77 in poi "eh, non le fanno più le molotov di una volta"?
Siete un guerrigliero ceceno insoddisfatto perchè tutte le volte che transitate dinanzi ad un asilo siete costretto a restarvene sempre con le mani in mano?
Non disperatevi. Abbiamo quello che fa per voi:
un modo semplice ed efficace per preparare una bomba in tre soli passaggi.

1) Aprite la videata di Word sul vostro computer
2) Scegliete "Windings" nella finestrella dei fonts ("caratteri", per i non-english speakers)
3) Digitate "M" (la maiuscola di "m", per gli idioti).

Et voilà. Buon divertimento.

Ps: politically correché???